FOCUS 2024

 

 

ODEPORICA FLUVIALE

 (In particolare i fiumi Moldava e Congo)

 

 

L’odeporica (dal greco: odoiporikós [ὁδοιπορικός], da odoiporìa: viaggio) è lo studio della letteratura di viaggio o, più semplicemente, ciò che riguarda il viaggio. Il termine è ormai in disuso e limitato per lo più all’ambito accademico, ma il genere letterario cui fa riferimento è attuale e in notevole aumento. I resoconti di viaggio hanno sempre avuto un enorme successo. Essi potevano essere fedeli reportage, pure invenzioni o potevano riportare una realtà stravolta ed esagerata. A partire dall’Ottocento, con la rivoluzione industriale e quindi con la rivoluzione dei trasporti, i viaggi diventano meno esclusivi e cessano di essere avventure verso l’ignoto. La mentalità contemporanea si pone, invece, di fronte al viaggio con il tipico atteggiamento che caratterizza la società di massa: le agenzie turistiche spingono numerosissimi gruppi di persone in luoghi esotici sempre più addomesticati dove sono stati costruiti enormi villaggi turistici dai quali sembra difficile uscire. In ogni caso, il viaggio ha assunto quasi ovunque, e in ogni tempo, un significato di crescita interiore, di conoscenza attraverso l’esperienza, di superamento dei limiti imposti dalla natura, di libertà. Di recente il viaggio è entrato in una nuova dimensione: Internet, il viaggio virtuale che consente di girare il mondo senza spostamento. Muoversi nella rete, “navigare”, unisce l’emozione del viaggio alla ricerca e al desiderio di sapere. 

Tema principale di questa edizione di GEORGICA sarà la relazione che nasce tra mondo letterario e geografie. Da questo connubio nascono altri spunti di analisi che toccano altre discipline come la musica, la danza, l’ecologia fino alla gastronomia.  I romanzi plasmano le rappresentazioni di spazi reali, risvegliano aspettative ed avversioni e motivano a compiere viaggi reali.

 

IN GERUSALEMME LE SORGENTI IDEALI

DELL’HOMO VIATOR

Cuore sacrale delle principali religioni monoteiste, cantata da salmisti e profeti, Gerusalemme vive da sempre una dicotomia. Sospesa fra Cielo e Terra, possiede due volti, spirituale e materiale, in perenne dialettica tra loro. Il Medioevo latino-germanico ne fece il fulcro della propria concezione del mondo, la meta ideale. Una tensione che nel tempo si è tradotta nella creazione di santuari intorno alle reliquie degli apostoli facendone nuove mete di pellegrinaggio. La Gerusalemme albergante nel nostro immaginario è una costruzione culturale, posta progressivamente in essere nell’Occidente medievale. Nella Città terrena, così come in quella celeste, è andato specchiandosi, a lungo, il desiderio di trascendenza dell’homo europaeus e il fenomeno più ampio e vistoso di questo desiderio è il pellegrinaggio. Per le religioni abramitiche, si realizza nel tentativo di raggiungere i “luoghi” di Dio, quegli spazi in cui epifanicamente riverbera la presenza di Colui che, secondo le Scritture, avrebbe deciso di mettere la sua “tenda” tra di noi (Es 40,34-35). Non siamo di fronte soltanto a una splendida metafora spirituale; ma a qualcosa di molto concreto. Lungo il cammino, la persona sperimenta nuovi modi di percorrere l’esistenza, nuove forme nelle relazioni, un nuovo modo di guardare e pensare sé stessa, favorito dal movimento, dal flusso, dalla lontananza, dal sentirsi “decentrati”. Salire a Gerusalemme è un’esperienza dello spirito, interpretabile in maniera differente ma accomunata dal sostrato umano che unisce tutti i popoli, al di là delle differenze di credo. Nella Città Santa si è a lungo specchiato il desiderio di trascendenza degli europei. I profeti la indicano come il luogo dei popoli pacificati in Dio, il Medioevo genera nuovi pellegrinaggi con lo stesso fine: Recarsi in spirito di preghiera da un luogo all’altro, da una città all’altra, negli spazi particolarmente segnati dall’intervento di Dio, aiuta l’uomo contemporaneo non soltanto a vivere la vita come un cammino, ma a dargli plasticamente l’idea di un Dio che lo ha anticipato, che lo precede, che si è messo Egli stesso in cammino sulle strade dell’uomo. Il Dio dei cristiani – ma, potremmo dire, il Dio di Abramo – è, dunque, uno straordinario compagno di viaggio. Del resto, nei Vangeli, Gesù stesso è presentato come sempre in cammino da un luogo all’altro per annunciare la vicinanza del regno di Dio. «Venite, saliamo sul monte del Signore» (Is 2,3), dunque. La parola di Isaia, che immaginava un pellegrinaggio ideale nella cornice d’un ritorno dei popoli alla propria sorgente speriamo possa spingerci a riscoprire la storicità delle proprie radici, antidoto efficace per il rispetto di quelle altrui.

 

LETTERATURA E VIAGGI

La letteratura per un lungo periodo è stata motivo di viaggi. Dovunque, nel mondo, si trovano esempi di città, luoghi e regioni che hanno fatto delle associazioni letterarie la loro fortuna. D’altra parte il turismo letterario costituisce una relazione tripartita tra autori, i loro testi e l’idea di luogo/paesaggio. Saretzki nel suo saggio Literary Trails, Urban Space and the Actualization of Heritage cita a sua volta il testo di Herbert sul turismo letterario per elencare in modo accurato i possibili luoghi dedicati al turismo letterario. In primo luogo spiccano i luoghi che hanno una certa connessione con la biografia di un autore. Al secondo posto si trovano luoghi “letterari” in quanto hanno costituito il “set” di un romanzo. È possibile camminare per una città, passando da un luogo ad un altro, da un capitolo all’altro, seguendo un personaggio sviluppato e studiato in modo da consentire di scoprire la città. I primi turisti letterari del diciottesimo secolo visitavano siti come luoghi di nascita, case o luoghi di sepoltura dei poeti deceduti semplicemente per un interesse puramente letterario. Questo tipo di cultura spinge il turismo letterario a diventare una sorta di pellegrinaggio. Al giorno d’oggi, invece, i “pellegrini” possono avere già delle conoscenze o delle esperienze pregresse di un luogo che spesso sono influenzate dall’adattamento cinematografico di un’opera. I percorsi letterari spesso si riferiscono a luoghi che hanno fatto da sfondo ad una data opera letteraria. I percorsi letterari urbani possono essere organizzati in due modi diversi. Il primo consiste nel seguire le tracce lasciate dagli autori sul paesaggio urbano. Il secondo ripercorre la biografia di un autore e i suoi romanzi in una specifica città. Saretzki mette l’accento sull’importanza dei percorsi letterari nella conservazione ambientale e nello sviluppo economico. Herbert, invece, nel suo saggio suoi luoghi letterari esprime fin da subito il suo parere sui turisti che si recano in questi luoghi correlati con scrittori di prosa, teatro o poesia. Egli afferma che i pellegrini letterari sono turisti ben educati, per lo più interessati a studi classici e alla vita stessa della capitale culturale nonché del suo patrimonio. I luoghi letterari possono essere creati con mondi immaginari nella mente perchè i turisti possono essere meno interessati alle differenze tra finzione

Il turismo è essenzialmente il modo moderno di leggere il mondo. E leggere testi letterari è il modo tradizionale di imparare qualcosa del mondo. Così Schaff apre il suo saggio sul turismo letterario, nel quale tenta di comprendere questa disciplina come un sistema semiotico, che narra quindi i significati dei luoghi. I turisti non sono pertanto consumatori passivi di percorsi prescritti, bensì attori che si occupano a fondo di testi, luoghi e autori e che si esprimono energicamente all’interno di uno spazio. I luoghi narrano storie: ciò significa che i luoghi non sono vissuti solo in senso materiale, ma anche in vista delle loro rappresentazioni letterarie, della loro particolare connessione agli autori e alle opere. I luoghi letterari invitano i lettori a trasformare le loro esperienze personali e soggettive vissute all’interno del testo con l’incontro dei siti al di fuori del testo, in modo “topografico”, come afferma Schaff. Già nel diciassettesimo secolo, con i primi Grand Tour, ha inizio la pratica del viaggiare “sulle tracce di…”. E questa pratica ha oggi notevole successo grazie anche agli innumerevoli film che mettono in scena i racconti di alcuni libri. Tutte le attività turistiche sono strettamente correlate ad una ricerca di ciò che è autentico. L’idea di qualcosa di originale incrementa il valore di un luogo nonché il valore turistico stesso. “Quando viaggiamo, vogliamo trovare il reale: fatti, persone, costruzioni, siti, cibo e così via. ”Il turismo moderno è legato ad una vera e propria ricerca dell’autentico. Questa autenticità è sempre negoziabile, contestualizzata ed è un processo socialmente costruito piuttosto che un’entità fissa e determinata. Schaff elenca poi, citando a sua volta Wang, i tre diversi tipi di destinazioni letterarie: a) Un luogo connesso alla biografia di un autore; b) Una località in un’opera di finzione che esiste anche nel mondo reale; c) Un luogo completamente immaginario; Del primo gruppo fanno parte luoghi connessi con la vita degli autori, come le case in cui essi sono nati o dove hanno vissuto o i loro luoghi di sepoltura. Tutti questi luoghi vantano sicuramente un’autenticità oggettiva. Del secondo gruppo fanno invece parte quei luoghi descritti in opere letterarie che sono facilmente riscontrabili nella geografia. Questo gruppo è da un punto di vista semiotico leggermente più complicato. Luoghi narrativi non costituiscono certamente la realtà, bensì sono essi stessi costruzioni complesse in quanto spazi ermeneutici. Queste località testuali non possono essere infatti oggettivate, ma devono essere considerate strumenti simbolici atti a rendere un testo dotato di significato. Da quando il turismo letterario si è stabilito fermamente come una pratica culturale ampiamente praticata nel diciannovesimo secolo, gli scrittori hanno capitalizzato sulle possibilità di fare geografia letteraria avendo in mente l’esperienza turistica. Il terzo tipo di destinazione letteraria si riferisce a simulacri, a luoghi completamente ricreati. Questi luoghi ed oggetti sono quelli che più contano per l’industria turistica, in quanto sono autorizzati come autentici in termini di reale ed originale e perché questi luoghi consentono di vivere un’esperienza olistica nella quale il contesto individuale e quello di autore ed opera si amalgamano. A Londra, ad esempio, per soddisfare i turisti che chiedevano dove fosse il binario 9 e ¾, l’amministrazione della stazione ferroviaria e metropolitana di King’s Cross Station ha applicato un pannello in corrispondenza del punto cercato. Harry Potter, per recarsi ad Hogwarts, passa attraverso un muro di mattoni rossi per ritrovarsi sul binario inaccessibile ai babbani e salire a bordo dell’Hogwarts Express. All’interno dello spazio reale, il muro si trova tra i binari 9 e 10. Herbert aggiunge ai luoghi sopracitati anche un quarto luogo: quello che viene riconosciuto dai turisti come la culla di un evento drammatico che ha segnato profondamente la vita di un autore. Il turismo letterario contemporaneo è molto meno basato su testi e molto più sull’aspetto visuale di quanto fosse un tempo e ciò scatena sempre più domande riguardanti l’autenticità dell’esperienza. In particolare quando i romanzi diventano film, i luoghi letterari vengono sovrascritti ed i luoghi immaginari che erano esistiti nelle menti dei lettori vengono rimpiazzati dalle rappresentazioni filmiche. I turisti che ricercano i luoghi visti nei film per visitarli possono avere un triplice scopo. Essi possono interessarsi all’aspetto scenico (costumi, rapporto degli attori con la scena…), all’autore del testo su cui si basa la sceneggiatura o al luogo come tale. Le location dei film rendono difficile la topografia letteraria in quanto i registi scelgono spesso più di un luogo per rappresentare un singolo luogo del testo. La forma più antica invece di traccia letteraria è il pellegrinaggio letterario. I pellegrinaggi letterari sono solitamente basati sul testo o focalizzati sull’autore e sono influenzati da un senso di eredità letteraria e nostalgia. L’interesse per l’autore come persona, sostiene Schaff, non dovrebbe essere sottostimato. I lettori in genere apprezzano sempre la dimensione umana della letteratura, che porta chi legge a condividere l’idea dell’autore, i suoi aspetti biografici così come geografici. D’altronde non è solo l’opera che genera la pista letteraria, ma anche la vita e la morte dello stesso autore, creatore e origine del testo. I luoghi di sepoltura sono infatti i luoghi che hanno più connessioni materiali con l’autore. I pellegrinaggi letterari solitamente sono organizzati in modo da coinvolgere interi gruppi di persone. Alcune narrazioni (il pifferaio di Hamelin) hanno avuto un così notevole successo da permettere non solo la creazione di tour guidati appositi ma anche un aumento dei visitatori in luoghi certamente meno visitati. Il turismo letterario è un’esperienza attivamente compiuta piuttosto che un’esperienza passivamente consumata. L’atto stesso della lettura non è statico ma concepito esso stesso come un viaggio, un’esperienza spaziale. I modi in cui i turisti fanno esperienza delle tracce letterarie vanno da un interesse passeggero per dei luoghi ad un tour accuratamente pianificato che tocca luoghi ben selezionati. Le esperienze variano infatti a seconda dei desideri, dei valori culturali e delle conoscenze dei singoli viaggiatori. Per quanto riguarda i luoghi immaginari, iperrealistici o simulati, Schaff afferma che essi sono comunque spazi reali e vengono dotati di significato grazie all’attività dei turisti, che colmano questa assenza di realtà. “Il turismo è, dopo tutto, un sistema semiotico che dota di significato un paesaggio. […] È l’interesse per gli autori ed i luoghi, per il patrimonio letterario e per l’appropriazione delle topografie letterarie che trasforma i luoghi in spazi pregni di significato. L’esperienza del turista in un luogo è un’avventura ermeneutica”: combina le conoscenze aprioristiche con la pratica dello spazio portando a nuove forme di significato sulla base di percorsi che possono essere ricamminati sempre e solo diversamente.

 

I FIUMI

Se la simbologia del fiume si inserisce nei miti fondativi del mondo, il viaggio sul fiume è una metafora ricorrente nelle letterature di molti paesi. Le pagine della nostra letteratura sono “zuppe” dell’acqua dei corsi che hanno segnato la Storia (il Po, il Tevere, l’Arno, l’Adda, l’Adige, il Piave, l’Isonzo), ma anche a quella di piccoli fiumi o affluenti, tra i quali l’Archiano, il Tresa, il Serchio, il Nera, il Metauro, ecc. Fiumi come luoghi storici e geografici reali, ma anche immaginari, mitici o fantastici, che collegano opere letterarie. Nell’immaginario letterario, il fiume può essere lo spazio in cui è ambientato un viaggio, un intero testo o brano testuale. Ma, intorno al concetto o all’immagine del fiume, si colloca un ampio ventaglio di connotati e simboli: lo scorrere del tempo, il fluire della vita, la dissoluzione o la perdita dell’identità; al corso del fiume si ricollegano delle tematiche incentrate sulla conoscenza, sulla coscienza, sulla memoria, sull’oblio. Per non parlare della ricca gamma di simboli spesso collegati alle valenze simboliche dell’elemento ‘acqua’, alla sua trasparenza e purezza, ai suoi colori chiari, verdi, azzurri.

 Tanti sono i  riferimenti all’acqua: dalle «Chiare, fresche, dolci acque» di Petrarca a Ofelia che annega in un ruscello; Nell’Inferno le acque dell’Acheronte traghettano nell’oscurità le anime dannate (Inf., III, 70 sgg.); la fonte che conduce alla palude dello Stige ribolle di onde torbide e conduce laddove si vedono gli iracondi, “genti fangose in quel pantano, / ignude tutte, con sembiante offeso”(Inf., VII, 100 sgg.), ma anche sotto la superficie – ricorda Virgilio – “è gente che sospira, / e fanno pullular quest’acqua al sommo” il Flegetonte è fiume di sangue bollente, e avvicinandosi ad esso si scorge “la riviera del sangue in laqual bolle / qual che per violenza in altrui noccia”(Inf., XII, 47-48); nelle profondità infernali è rinchiuso il lago gelato del Cocito dove precipitò Lucifero, “un lago che per gelo / avea di vetro e non d’acqua sembiante”(XXXII, 23-24). Secondo un destino reinterpretato dal Faust di Goethe, nel Purgatorio le acque del Leté (XXVIII, 121 sgg.) e dell’Eunoè preparano invece il poeta a un nuovo paesaggio: quello che via via si dischiude nel Paradiso, fino all’Empireo, fiume di luce, “lume in forma di rivera / fulvido di fulgore” (Pd., XXX, 61-62).L’umanità è storia, visione e voce di acque, un concetto in cui nell’Apocalisse si traduce anche la percezione della voce di Dio (“E udii una voce dal cielo come rumore di molte acque e come voce di grande tuono. La voce che udii [era] come voce di citaredi che suonano le loro cetre”, XIV, 2,5 corsivo mio; cfr. I, 12-15).

L’acqua è figura, è poesia essa stessa, e ai suoi gorghi gli esploratori e gli eroi chiedono, solcando i mari, storie proibite e misteriose come quelle delle Ondine e delle Sirene, che cantano la passione pura e i desideri che uccidono anche laddove sembrano restituire la vita. Con la nascita si esce da un mondo acqueo per finire in un’atmosfera asciutta, arida talvolta, con la nostalgia di cercare nel mare, nei fiumi, nelle cascate e nelle sorgenti la ricongiunzione con un principio vitale – l’umido di Talete, per il filosofo principio primo di tutto – che è movimento e origine, sorgente di vita ma anche morte, stabilità e pericolo al tempo stesso.

Perché nell’acqua, crogiolo di immagini, ogni simbolo sembra essere, appunto, reversibile. Come ha dimostrato Gaston Bachelard (1942), infatti, l’umido, il fluido hanno molto a che vedere con il mondo del sogno e dell’immaginazione, e con l’inconscio come sistema aperto alle libere associazioni, quindi con la letteratura. Il mondo che si rivela immergendosi con il pensiero o con il corpo nell’acqua è perciò solo apparentemente composto di simboli e di fenomeni antitetici: l’acqua ferma di uno stagno in cui ci si può specchiare e l’acqua in movimento di una cascata o la corrente di un fiume dove non si può trovare né fermare alcuna immagine, la foce e l’estuario, le terribili accalmie (per usare un termine coniato da Pavese nella sua traduzione del romanzo Benito Cereno) di Melville e di Coleridge, che imprigionano i personaggi in un incantesimo immobile di mare e di vento, e i tifoni che fanno violenza alla natura e all’uomo come nel maelström di Poe e nei romanzi di Conrad, l’onda che si ripete solo apparentemente sempre uguale all’occhio del Palomar di Calvino e l’irreversibilità eraclitea del tutto scorre, il naufragio e la salvezza.

 

ACQUA E NOMI DI LUOGO

L’acqua costituisce una delle categorie più significative delia toponomastica, sia perché gli idronimi sono generalmente i nomi più antichi del territorio, sia per i valori intrinseci e simbolici che si legano all'acqua.Molti nomi di fiumi italiani derivano da strati linguistici antichissimi, alcuni dei quali forse addirittura preindoeuropei, via via adattati al mutamento di popolazioni e lingue. Generalmente gli idronimi sono stati coniati prima degli oronimi (ad eccezione dei nomi delle catene montuose), poiché i corsi d’acqua hanno rappresentato da sempre un riferimento fondamentale per l’orientamento e la localizzazione e sono stati utilizzati come via di comunicazione. L’acqua inoltre, in quanto risorsa fondamentale per la vita e le attività umane, rappresenta un simbolo forte, ancorato agli strati profondi e inconsapevoli della personalità, e al contempo portatore di significati ambivalenti. L'acqua è espressione della sorgente di ogni forma di vita così come della dissoluzione e dell'annegamento: il diluvio interrompe e annienta quelle forme che non sono gradite alla divinità; l’acqua di pioggia è associata all’animazione e alla prosperità; i fiumi calmi sono simbolo della vita regolare, i gorghi, al contrario, rappresentano pericoli e difficoltà. Anche i legami dell'acqua con l’aldilà sono antichi quanto l'uomo, come è evidente nel mito del sole che si immerge per scaldare di notte il regno dei morti e del resto l’acqua è elemento sacro, purificatore e rituale, come ricordano anche gli antichi culti legati alle acque termali. Piace infine ricordare che laghi e sorgenti hanno spesso ospitato nell’ immaginario collettivo spiriti naturali, sirene e geni delle acque ma anche demoni terribili.

L’acqua è una categoria ben rappresentata nella toponomastica italiana, sia per quanto riguarda le denominazioni attribuite alle scaturigini, alle acque correnti, alle acque stagnanti e alle acque allo stato solido, sia per quanto riguarda i toponimi concettualmente attinenti alle acque a prescindere dall’oggetto denominato. In Toscana, ad esempio, le correlazioni fra antichità del popolamento, tipologia distributiva di quest’ultimo e fittezza di reticolo idrografico sono così strette che non vi è corso d’acqua, pur piccolo che sia, privo di nome.

La maggior parte dei nomi dei fiumi italiani deriva da termini o locuzioni che significano ‘acqua che scorre’. Così ad esempio, Bisenzio, Reno (come il più noto Reno dell’Europa centrale), Arno, Serchio Isonzo, Isarco, Serio, Sarca, Semenza, Sarno. E evidente che questi nomi si configurano sia come idronimi sia come toponimi concettualmente riferiti all’acqua. Molti nomi di fiumi poi derivano da colori, dalla geomorfologia, da metafore strumentali, da piante, da animali, da nomi di divinità o da personificazione di esseri mitologici o fiabeschi. Fra le categorie riferite all’acqua ricordiamo: Acqua Calda, Acqua Longa, Acqua Viva, Acquapendente; fra le varie qualifiche di rivus: Risecco, Rio Torbido, Rio Tosto, Riomaggio; fra gli idronimi che derivano da ‘fiume’: Fibbio, Fiobbo, Fluvione, Fimón; in Calabria sono numerosi i potami (pòtamon ‘torrente’), anche nel composto xeropòtamon ‘torrente asciutto’, onde ad es. Serrapòtulu, Sciarapótamo, Sciarapóttolo, Zarapòtamo, tutti torrenti in Calabria. Allude a zona di confine di tipo idronimico Finale, presente in Piemonte ma anche in Liguria, Emilia, Veneto, Sicilia. Fra le metafore fluviali si citano il siciliano Martello (Marteddu), presente pure in Sardegna probabilmente “collegato alla forza dell’acqua che viene paragonata all’azione martellante dello strumento”. Anche il tipo Lima e Lesina (Lucchesìa) evoca la stessa immagine, così come Bacchiglione, motivato dal veneto “baccagliare”, ‘rumoreggiare, ciarlare’. Da esseri immaginari e da antiche divinità ecco Drago (Sicilia) e Dragone (Appennino Tosco Emiliano). Da nomi di divinità classiche: Mèrcure, Janare

Per una festa sul Tamigi la corte chiese a Händel un'ora di grande musica. Händel allestì una suite da eseguire sulla chiatta d'appoggio, mentre Giorgio i e i suoi ospiti conversano su quella reale. Il successo fu tale che il sovrano richiese due repliche, una prima e una dopo la gran cena servita in una villa di Chelsea. La suite prenderà il nome di Water Music. Altri lavori fanno dell'acqua il loro elemento fondante. Canti solistici, canti corali, opere in musica, poemi sinfonici, pezzi pianistici: impossibile stilare un catalogo, tante e tanto diverse essendo le opere concepite in rapporto all'elemento che più di tutti somiglia alla musica. Beethoven, Brahms, Chopin, Debussy, Liszt, Ravel, Rossini, Schubert, Schumann, Strauss, Strawinskij, Verdi e Wagner sono solo alcuni dei compositori che hanno dedicato all'acqua pagine memorabili.

La musica è ricca di imitazioni musicali di piogge, fiumi sonori, mari in tempesta, magiche fontane, temporali, tempeste e diluvi, alle evocazioni sonore del mare e delle acque chete o burrascose, delle isole e dei salvati in mare (tema molto tristemente attuale) Sull’immaginario liquido si è andata delineando la fisionomia del nostro presente e persino certe sue architetture: basti pensare all’opera del sociologo e filosofo recentemente scomparso Zygmunt Bauman, ai suoi Liquid Modernity e Liquid Love, in cui teorizza lo sciogliersi di ogni solido valore etico e l’emergere di un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Si perde la certezza del diritto (la magistratura è sentita come nemica) e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un lato l’apparire a tutti costi, l’apparire come valore e il consumismo. Però si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti, e il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo”. La modernità liquida, per dirla con le parole del sociologo polacco, è “la convinzione che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza”.

Ma se l’acqua è la metafora del principio, della vita, spesso lo è anche della fine, della morte. La morte legata all’acqua è decisamente femminile – d’altra parte l’acqua è mitologicamente patria di ninfe, sirene e altre bellissime creature femminili. Basti pensare ad Ofelia, che rappresenta il simbolo del suicidio femminile. Si tratta davvero di una creatura nata per morire nell’acqua, ove ritrova, come dice Shakespeare, «il suo elemento». L’acqua è l’elemento della morte giovane e bella, della morte fiorita.

L’acqua è poi simbolo per eccellenza della purificazione morale. Le è stato infatti attribuito un potere esorcistico in molte liturgie religiose e nelle ritualità d’impronta magica perché ha in sé un carattere sacro, un potere «scongiuratorio! contro tutti i malefici». L’acqua, in questa dimensione religiosa, è spesso chiamata a separare i defunti dai vivi; sono immagini classiche fiumi inferi, isole dei morti, oceani che sorreggono il vascello fantasma o che precipitano nelle viscere del pianeta. Il personaggio letterario più celebre è Caronte, traghettatore dell’Ade che trasportava i nuovi morti da una riva all’altra del fiume.

Cinema e letteratura hanno adottato e si sono fatti adottare dai fiumi. Il Po è in cima a ogni malia creativa: dalla “Ossessione” di Visconti agli esordi del ferrarese Antonioni e del prematuramente scomparso Carlo Mazzacurati di “Notte italiana”. Ma pure “Paisà” di Rossellini e “Riso amaro” di De Santis hanno offerto emozioni in fiumi, non solo di pellicola. Abbiamo citato alcuni dei film che hanno aperto la stagione del primo grande cinema italiano. Ma la vita dei canali padani ha affascinato anche narratori come Riccardo Bacchelli e, più vicino ai giorni nostri, Gianni Celati. A lui dobbiamo il diario di viaggio spaventato all’indomani di Chernobyl: “Verso la foce”. Un resoconto che finisce per essere, nel 1989, un allarme sull’inquinamento prevedibile e su quello imprevisto. Anche il Tevere è un motore di suggestioni, che ha fatto gridare a “La Grande Bellezza” un regista come Sorrentino.  Film e libri a parte, se i fiumi hanno un merito è in ogni caso quello di farci sentire davvero “una docile fibra dell’universo”, senza mai farci dimenticare che potremmo esserlo ancora di più se non li rispettassimo.

 

ANNIVERSARI LETTERARI

Nel 2024 sono tanti gli anniversari da celebrare come i 700 anni dalla morte di Marco Polo. L’esperienza di Marco Polo, forse il più famoso viaggiatore del mondo, ha da sempre ispirato l’immaginario e rappresentato simbolicamente l’idea del viaggio dell’uomo verso l’ignoto. Poco più di due secoli dopo il ritorno di Marco a Venezia, un altro italiano sognava, per le stesse ragioni, di recarsi in Cina, ma questa volta via mare e procedendo nella direzione opposta, sicuro di abbreviare notevolmente il viaggio. Il suo nome era Cristoforo Colombo.

Nel 2024 ricorre il centenario della morte di due mostri sacri della letteratura, Franz Kafka e Joseph Conrad.

Franz Kafka nato il 3 luglio 1883 a Praga da famiglia di origini ebraiche, autore di racconti e romanzi è considerato uno fra i maggiori interpreti del Novecento. Le sue opere infatti hanno influenzato così tanto la letteratura mondiale ed europea da portare alla nascita di un neologismo, ossia kafkiano, che indica una situazione paradossale, e in genere angosciante, che viene accettata come status quo, implicando l'impossibilità di qualunque reazione tanto sul piano pratico quanto su quello psicologico

Nel cuore di Praga, sulle rive del fiume Moldava, si trova il quartiere di Josefov. Questo quartiere ebraico vanta una storia illustre. Qui sono ambientati molti racconti dello scrittore Franz Kafka, che vi ha vissuto.

Nel !874 Bedřich Smetana compose un poema sinfonico La Moldava (Vltava) che, insieme ad altri cinque poemi, fa parte del ciclo sinfonico Má vlast ("La mia patria"). Nella Moldava Smetana celebra la bellezza del fiume Moldava (da cui ha preso nome il poema), che nasce nei boschi della Selva Boema e dopo aver attraversato la campagna, giunge a Praga per poi sfociare nell'Elba, che a sua volta si getterà nel Mare del Nord. Il poema sinfonico è diviso in sette parti: le sorgenti, che sono una di acqua fredda e una di acqua calda che vanno a incrociarsi; la caccia agli animali; le danze allegre degli uomini al matrimonio; la danza delle ninfe al chiaro di luna (che è la parte più fantasiosa della sinfonia); le rapide di san Giovanni; il castello di Vyšehrad accompagnato da una citazione del tema del poema sinfonico omonimo composto dallo stesso autore; infine, l'ingresso nella città di Praga. Uno dei temi più celebri del poema sinfonico è tratto dal motivo della popolare canzone rinascimentale italiana Ballo di Mantova (conosciuto anche come Fuggi fuggi fuggi), che le truppe mercenarie delle guerre d'Italia del '500 e '600 diffusero in tutta Europa. Da qui entrò anche nelle tradizioni popolari slave, da cui Smetana trasse il tema principale della Moldava, e perfino fra i temi della tradizione musicale ebrea ashkenazita. Non a caso il tema del Ballo di Mantova fu scelto dai padri fondatori dello Stato d'Israele, nel maggio 1948, come inno nazionale (Hatikvah). Si racconta che, durante le discussioni per la fondazione, alcuni dei fondatori, riuniti in un albergo di Tel Aviv, udirono proprio, da una finestra, le note di questo motivo musicale.

 

«Non avrà fine la fascinazione, la vita di Praga. Svaniranno in un baratro i persecutori, i monatti. Ed io forse vi ritornerò. Certo che vi ritornerò. In una bettola di Malá Strana, ombre della mia giovinezza, stappate una bottiglia di Mělník. Andrò a Praga, al cabaret Viola, a recitare i miei versi. Vi porterò i miei nipoti, i miei figli, le donne che ho amato, i miei amici, i miei genitori risorti, tutti i miei morti. Praga, non ci daremo per vinti. Fatti forza, resisti. Non ci resta altro che percorrere insieme il lunghissimo, chapliniano cammino della speranza.»

Praga magica

Angelo Maria Ripellino

 

Joseph Conrad considerato uno dei grandi maestri della tradizione letteraria di lingua inglese, Conrad, nato Józef Teodor Konrad Korzeniowski, nel 1857, nell'allora Polonia, è stato definito realista, impressionista, modernista e colonizzatore.Lui, dei suoi romanzi, scriveva all'amico Richard Curle nel 1923: "La mente del pubblico si fissa sui dati esterni, sui meri fatti, quali, ad esempio, navi e viaggi, senza prestare attenzione alla possibilità di un loro significato profondo". Tra i suoi romanzi più famosi, perlopiù ambientati in mare, si ricordano "Cuore di tenebra", "Lord Jim" e "Linea d'ombra".

Cuore di Tenebra è un grande classico della letteratura mondiale.

Certamente sarebbe riduttivo definirlo semplicemente un libro ambientato su un fiume o un libro di viaggio: quello di Conrad è un capolavoro che parla di colonialismo, di brutalità, del Male in senso più assoluto e dell’animo umano.

Marlow compie un viaggio in senso stretto: insieme ad altri uomini deve raggiungere, attraversando il fiume Congo, il misterioso Kurtz, un uomo bianco inserito nel traffico di avorio. Il protagonista scoprirà che l’uomo ha creato una sorta di piccolo regno personale in cui è lui a fare legge compiendo atti disumani e selvaggi.Il viaggio di Marlow, però, è anche un viaggio che gli fa prendere consapevolezza della terribile ideologia che anima il colonialismo: il bianco vuole prevaricare sulle popolazioni locali sentendosi superiore. L’Occidente, con la sua sete di conquista, mette da parte ogni valore per dominare ed entrare in possesso di ciò che desidera.Ma c’è ancora un altro viaggio: è quello che il protagonista fa dentro di sé esplorando il proprio animo nei suoi angoli più bui.

Ecco, allora, che il fiume diventa il simbolo di un lungo viaggio introspettivo e l’occasione per riflettere su sé stessi e sulla società.

Al romanzo, si è liberamente ispirato Francis Ford Coppola per il film ‘Apocalypse Now’ ambientandolo però in Vietnam.

“ Il mare aperto era sbarrato da un banco di nubi nere, e il quieto corso d’acqua che portava ai confini estremi della terra scorreva cupo sotto un cielo offuscato – pareva condurre nel cuore di una tenebra immensa”.

 

Cuore di tenebra - Joseph Conrad